La natura, si sa, è tosta.
Per questo mi ha attratto l'albero (probabilmente un acero rosso) che stormiva, quasi allegro nel vento, in mezzo all'immobilità dei lavori di ricostruzione, dietro la gabbia delle recinzioni.
Unica forma di vita, tra case abbandonate da due anni, due mesi e venti giorni.
Oltre ai rondoni, naturalmente.Ma quelli sono di passaggio.
L'acero sta lì e crescerà, vivo e indipendente, mentre lentamente l'uomo metterà a posto le pietre e tornerà a abitare la città.
Auguri albero, auguri L'Aquila.
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