Stento a ricordare cosa ci fosse dietro tutte quelle transenne, quelle gabbie, quelle plastiche rosse che hanno chiuso il lazzaretto della città, non il centro storico, non uno dei più grandi d'Italia, non uno dei più belli. No, il lazzaretto. E non ricordo nulla dietro, dietro ai reticolati di un campo di concentramento. Appaiono, ma lontane, solo le chiese, le loro facciate su cui si lavora. Ma, dietro, dove è impossibile passare, dove è pericoloso andare, laddietro è il nulla...
(E dire che ora ci vanno in molti a visitare questo disastro. Ora, dopo 16 mesi. Guardano increduli e scoprono, sì ora lo scoprono, che l'Aquila è stata abbandonata da chi avrebbe dovuto ricostruirla).
Il tuo disegno sintetizza molto bene il nulla conservato quei dietro strati protettivi.
RispondiEliminaL'architettura scompare e prende il sopravvento un accatastamento di strutture impenetrabili anche allo sguardo.
Si potrebbe azzardare che quei reticolati sono un accanimento terapeutico verso un paziente in coma profondo.