sabato 7 aprile 2012

Minchia, tre anni!


"Minchia, tre anni!" , diceva l'allibito aviatore di Mediterraneo, stupito che i commilitoni avessero potuto far passare così tanto tempo...

Cerchiamo di sdrammatizzare, ma è veramente difficile: tre anni dal terremoto che ha distrutto L'Aquila.
 In quei giorni ero, ironia della sorte, in Giappone, paese sismico per eccellenza, eppure la terra ha distrutto una città a solo 100 chilometri da casa mia. Poi anche il Sol Levante ha tremato, poco più di un anno fa, e con una forza dieci volte maggiore a quella che ha svuotato la capitale d'Abruzzo. Eppure, laggiù, in un anno, radioattività e Fukushima  a parte, non c'è quasi più traccia di quello che è successo; città ricostruite, aereoporti attivi, strade funzionanti, (quasi) come se nulla fosse successo.
Qui, ci sono ancora i calcinacci in giro, le case puntellate, bande di sciacalli in azione, macchine distrutte, cantieri fermi. Ma, "Miracolo Italiano"!, Renzo Piano, l'archistar, piomba come folgore dal cielo per donare (si fa per dire, visto che l'opera costerà oltre 7 milioni di euro) un indispensabile Auditorium proprio al centro della città anche per coprire, coi suoi 18 metri d'altezza, quella schifezza di castello cinquecentesco che, tanto, se ne casca a pezzi...
Com'era lo slogan del post terremoto in Friuli? "Fabbriche, case, chiese", ovvero prima ricostruire il lavoro, poi le case, e infine tutto il resto. A L'Aquila hanno solo puntellato le case, del lavoro non c'è traccia, e, vabbè, pure le chiese non se la passano poi tanto bene.

Sarà stata la pioggia, o il sabato santo, ma oggi non sono proprio riuscito a disegnare niente di meglio...

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